Ridurre il consumo di calore

Questo è il terzo consiglio della nostra guida alle azioni virtuose:

3. RIDURRE IL CONSUMO DI CALORE
Efficacia:7
Impegno:modesto (riduzione del livello di comfort)
Costo:nessuno
Di cosa si tratta  Ridurre la temperatura del riscaldamento a 19°C, regolando il termostato principale e le termovalvole dei radiatori, è un’operazione semplice alla portata di tutti, ma che può portare un significativo risultato. Similmente possiamo impostare una adeguata temperatura anche per l’acqua calda sanitaria. Un’altra azione che causa un maggior consumo di calore è il necessario ricambio d’aria dei locali. In realtà per questa operazione basta aprire le finestre per pochi minuti: la differenza di temperatura tra interno ed esterno induce un moto convettivo dell’aria e più è alta la differenza, più è rapido il movimento dell’aria. Tenere aperte le finestre per tempi più lunghi non aumenta il ricambio d’aria, ma causa il raffreddamento delle masse, come muri e solai, riducendo l’inerzia termica della casa.  
Impatto ambientale  Questa azione riduce sensibilmente l’energia necessaria a scaldare l’abitazione o l’ufficio, abbattendo le emissioni in atmosfera. I sistemi di riscaldamento domestici e degli uffici hanno infatti un impatto molto grande sull’atmosfera. Mediamente si stima che un 40% delle emissioni nocive e che alterano il clima siano prodotte proprio dai nostri impianti di riscaldamento. Anche un solo grado di riduzione produce un importante abbattimento dei consumi.  
Impatto sociale  Oltre a combattere il Riscaldamento Globale, si riducono anche le polveri sottili che sono uno degli inquinanti più dannosi e pericolosi per la salute pubblica. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) le considera una delle principali cause dello sviluppo del cancro al polmone e sono sospettate di essere state un fattore aggravante nella pandemia Covid19. Si riduce inoltre l’uso di energia fossile e dunque la dipendenza energetica da altri stati.  
Vantaggi individuali  Il risparmio economico in bolletta sarà evidente. Ovviamente vantaggi decisamente maggiori si possono ottenere con interventi di efficientamento energetico del fabbricato, ma nell’impossibilità tecnica o economica, questa è la prima azione da mettere in pratica.  

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Analizzare e ridurre il consumo elettrico

Ecco il secondo consiglio del nostro decalogo di azioni virtuose:

2. ANALIZZARE E RIDURRE IL CONSUMO ELETTRICO
Efficacia:8
Impegno:medio
Costo:modesto
Di cosa si tratta  L’obiettivo è scoprire nel dettaglio il nostro consumo di energia elettrica: quanta, quando e come. Già la sola consapevolezza dei propri consumi può portare a risparmi anche superiori al 20%. Per analizzare i consumi si può installare uno “Smart Meter”, un piccolo apparecchio che legge e mostra i consumi in tempo reale. Forse ne abbiamo già uno in casa: i nuovi contatori sono degli smart-meters; essi ci danno solo alcune informazioni, come ad esempio il consumo nelle diverse fasce orarie, riservando maggiori dettagli al fornitore. Installare un nostro smart-meter ci consente di verificare i consumi mensili, giornalieri, orari, istantanei, ed in più può dialogare con gli eventuali elettrodomestici “intelligenti”. In alternativa si può anche prendere nota dei consumi manualmente facendo letture regolari del contatore; esistono inoltre delle “prese intelligenti” programmabili che fungono da misuratori di consumo sulla singola presa; con questi dispositivi si possono monitorare i consumi di singoli elettrodomestici.  
Impatto ambientale  La consapevolezza di quanto siamo energivori e di quali sono le “cattive abitudini” che ci fanno sprecare energia inutilmente ci aiuteranno a capire come agire efficacemente. Staremo più attenti ai consumi, cambieremo abitudini e daremo all’ambiente un piccolo contributo in termini di minor consumo di risorse ed emissioni.  
Impatto sociale  Consumare meno e consumare rinnovabile sono presupposti imprescindibili per raggiungere l’obiettivo zero emissioni. Dunque la consapevolezza è fondamentale per realizzare una società meno energivora.  
Vantaggi individuali  Con la consapevolezza dei consumi e con comportamenti più virtuosi, consumeremo meno energia e avremo delle bollette meno care.

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Cambiare energia

Ispirandoci alla guida dell’ANCI Emilia-Romagna (“Energia: dieci consigli per cambiare strada”, anno 2020), abbiamo realizzato una guida alle azioni quotidiane per migliorare il proprio impatto ambientale, per ridurre i propri consumi energetici e dunque risparmiare sulle bollette e per migliorare la qualità della vita nostra e degli altri.

La guida è pensata come un breve decalogo di azioni virtuose e ne pubblichiamo una a settimana:

1. CAMBIARE ENERGIA
Efficacia:10
Impegno:poco
Costo:modesto
Di cosa si tratta  Possiamo modificare il contratto di fornitura di energia elettrica passando alla fornitura di energia da fonte rinnovabile, certificata GO. Questa sigla significa Garanzia di Origine ed è una certificazione rilasciata dal GSE che attesta l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate. Si può chiedere all’attuale fornitore di modificare il contratto di fornitura oppure si può cambiare fornitore se questo offre una soluzione più ecologica e/o economica. Passare all’energia green non richiede alcun intervento sull’impianto elettrico, dunque il costo dell’operazione dipende solo dalla differenza di prezzo tra energia elettrica rinnovabile e non rinnovabile.  
Impatto ambientale  La nostra scelta contribuisce ad accelerare la transizione verso l’uso di energia a basso impatto sull’ambiente e una rapida diminuzione delle emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti che alterano il clima e creano gravi danni alla salute e all’ambiente (come le polveri sottili).  
Impatto sociale  Con la nostra azione contribuiamo a modificare il mercato dell’energia elettrica spostando la produzione verso le fonti rinnovabili e a basso impatto ambientale. La nostra scelta potrà anche essere d’esempio per altri: più utenti richiederanno energia certificata GO, più i produttori saranno motivati a cambiare le modalità di produzione.  
Vantaggi individuali  Non c’è un vantaggio economico, ma una soddisfazione morale; il valore è nella personale gratificazione di ridurre quasi a zero le proprie emissioni derivanti dall’uso dell’energia elettrica.  

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Guida per cittadini alla transizione energetica ed ecologica

Abbiamo realizzato una guida ispirata a quella dell’ANCI Emilia-Romagna (“Energia: dieci consigli per cambiare strada”, guida di ANCI Emilia-Romagna, anno 2020), la quale è qui ampliata ed aggiornata. Si tratta di un decalogo di azioni virtuose rivolto a tutte le persone come guida nelle azioni quotidiane per migliorare il proprio impatto ambientale, per ridurre i propri consumi energetici e dunque risparmiare sulle bollette, nonché per migliorare la qualità della vita nostra e degli altri.

I consigli verranno pubblicati settimanalmente, ma partiamo dalle premesse:

ECOSOSTENIBILITÀ E OBIETTIVI AMBIENTALI

Il Regolamento UE 2020/852 ha introdotto la tassonomia delle attività economiche ecocompatibili, che consiste in una classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili in base agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea. Questo documento definisce tanti argomenti che sono centrali per questa sintetica guida. Ecco un estratto dal regolamento:

Un’attività economica/azione è considerata ecosostenibile se:

  1. contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più degli obiettivi ambientali;
  2. non arreca un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali (principio DNSH, Do No Significant Harm).

Gli obiettivi ambientali previsti dal regolamento sono:

  1. la mitigazione dei cambiamenti climatici;
  2. l’adattamento ai cambiamenti climatici;
  3. l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine;
  4. la transizione verso un’economia circolare;
  5. la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento;
  6. la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

ECONOMIA CIRCOLARE

È un sistema economico in cui il valore di prodotti, materiali e altre risorse è mantenuto il più a lungo possibile, migliorandone l’uso, la produzione ed il consumo, al fine di minimizzare l’impatto ambientale e la produzione di rifiuti e sostanze pericolose.

Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation (punto di riferimento internazionale) l’economia circolare “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.”

L’economia circolare è dunque un sistema pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi, e dove i rifiuti diventano risorse.

Tornando al Regolamento UE 2020/852, ogni azione/attività economica contribuisce alla transizione verso un’economia circolare se:

  1. utilizza in modo più efficiente le risorse naturali, compresi i materiali a base biologica di origine sostenibile e altre materie prime, nella produzione, anche con la riduzione dell’uso di materie prime primarie, con l’aumento dell’uso di sottoprodotti e materie prime secondarie, con misure di efficienza energetica;
  2. aumenta la durabilità, la riparabilità, la possibilità di miglioramento o della riutilizzabilità dei prodotti, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione;
  3. aumenta la riciclabilità dei prodotti, compresa la riciclabilità dei singoli materiali contenuti, anche sostituendo o riducendo l’impiego di prodotti e materiali non riciclabili, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione;
  4. riduce in misura sostanziale il contenuto di sostanze pericolose nei prodotti, nei materiali e per tutto il ciclo di vita, anche sostituendole con alternative più sicure e assicurando la tracciabilità dei prodotti;
  5. prolunga l’uso dei prodotti, anche attraverso il riutilizzo, la progettazione per la longevità, il cambio di destinazione, lo smontaggio, la rifabbricazione, la possibilità di miglioramento e la riparazione, e la condivisione dei prodotti;
  6. aumenta l’uso di materie prime secondarie e il miglioramento della loro qualità, anche attraverso un riciclaggio di alta qualità dei rifiuti;
  7. previene o riduce la produzione di rifiuti;
  8. aumenta la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti;
  9. potenzia le infrastrutture di gestione dei rifiuti necessarie per la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio, così che i rifiuti siano riciclati nella produzione come apporto di materie prime secondarie, evitando così il downcycling;
  10. riduce al minimo l’incenerimento dei rifiuti e lo smaltimento in discarica o processi simili;
  11. evita e riduce la dispersione di rifiuti.

EMERGENZA CLIMA

L’emergenza climatica è evidente e sempre più pressante; le temperature medie sono aumentate in modo irreversibile, con conseguenze sui fenomeni metereologici, problemi di disponibilità di acqua, alterazioni nelle attività umane (ad esempio nelle colture agricole, isole di calore urbane, emergenze per carenza d’acqua e per bombe d’acqua e così via).

Servono strategie con una visione globale, ma questo non può essere un alibi per omettere le azioni individuali che ognuno di noi può e deve fare.

Ormai non si parla solo di azioni che contrastino il cambiamento climatico, ma anche di azioni di adattamento (resilienza) ad un clima ormai in fase di trasformazione sulla quale non c’è controllo. Si parla di:

  • mitigazione dei cambiamenti climatici, ovvero il processo di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto di 2°C e successivamente ridurre al limite di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, come stabilito dall’accordo di Parigi; ciò nell’immediato si traduce nel ridurre drasticamente le emissioni di gas serra;
  • adattamento ai cambiamenti climatici, ovvero il processo di adeguamento delle attività umane ai cambiamenti climatici (attuali e prevedibili) e ai loro effetti.

L’uomo deve radicalmente modificare i modelli sociali ed economici, ed anche modificare le azioni quotidiane, le abitudini; dunque deve cambiare la mentalità.

È una grande sfida, ma anche una grande opportunità per modificare i nostri modelli di sviluppo eliminandone i difetti. I modelli di sviluppo fondati sul consumo sempre crescente sono quelli che causano il cambiamento climatico, e sono sostanzialmente gli stessi che portano a forti squilibri, alla crisi economica (con accentuazione degli squilibri sociali), crisi energetica (con guerre e tensioni internazionali per gli accaparramenti di risorse ed energie).

Sgombriamo i soliti luoghi comuni:

È un problema che riguarda le future generazioni.FALSO! Stiamo vivendo un processo di cambiamento climatico causato dalle attività umane ed ormai fuori dal nostro controllo (se non a lungo termine). Siamo in ritardo, ogni azione è urgentissima.
Non sappiamo se è davvero colpa dell’uomo.  FALSO! un modello di sviluppo basato sulla crescita di consumo di energia e risorse è la causa di squilibri ambientali e inquinamento climalterante.
Io non posso farci molto.FALSO! Ogni azione, anche piccola, è fondamentale e indispensabile; non cerchiamo degli alibi.

ENERGIA E TRANSIZIONE ENERGETICA

Energia ed economia sono collegate in modo indissolubile e permanente, a costituire un modello economico basato sul consumo; significa che per fare crescere l’economia occorre sempre più energia. Più persone si fanno entrare in questo modello, più energia e risorse saranno necessarie per sostenerlo.

I combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) sono stati la leva di questo modello economico di sviluppo: abbiamo attinto dal sottosuolo una quantità immensa di energia che ci ha consentito una continua crescita.

Questa continua crescita economica ha generato un costo ambientale via via crescente ed oggi (anzi già da un po’ di tempo) è arrivato il conto: tutte queste risorse che erano stoccate nel sottosuolo ora sono state trasformate in sostanze climalteranti e liberate nella biosfera e in atmosfera. Ecco il conto: la crescita economica (che a dirla tutta è ascrivibile solo ad alcuni paesi “sviluppati”) ha modificato la composizione dell’atmosfera terrestre e provoca il riscaldamento globale avviando un processo che sta rendendo il pianeta inabitabile per l’uomo ed altre specie viventi.

È necessario modificare profondamente il modello economico. Non si tratta semplicemente di tornare indietro, ma di cambiare proprio paradigma passando ad un modello di sviluppo che ponga come primo obiettivo l’equilibrio tra uomo e ambiente e solo a seguire altri obiettivi, tra i quali l’approvvigionamento di energia e il suo utilizzo: dobbiamo vivere consumando molta meno energia e producendoda fonte rinnovabile quella poca energia necessaria. Infine si dovrà trovare il modo per catturare le sostanze inquinanti che abbiamo incautamente liberato e rimetterle nel sottosuolo.

Sgombriamo i soliti luoghi comuni:

Basta sostituire petrolio, carbone e gas con le rinnovabili.  FALSO! La transizione verso fonti rinnovabili è giusta, ma non sufficiente. Si deve ridurre drasticamente il consumo energetico.
L’importante è far girare l’economia, il sistema troverà nuovi equilibri con nuove forme di energia.FALSO! Si deve cambiare l’economia, questo modelli a crescita continua non è ulteriormente sostenibile perché le risorse energetiche, come pure aria e acqua, non sono infinite.
Usare meno energia significa tornare indietro.FALSO! Il cambiamento va verso un mondo più sano, equo e sicuro; e questo è un miglioramento. Oltretutto essere meno energivori è una opzione indispensabile ed improcrastinabile.

CONSAPEVOLEZZA E AZIONE

Di primo acchito si potrebbe pensare che in generale di fronte a grandi problemi le azioni dei singoli non possano avere risultati significativi. Ciò è vero se le azioni non sono efficaci, ovvero non sono corrette rispetto al problema da affrontare. Viceversa se l’azione è corretta ed efficace per affrontare il grande problema, essa darà un piccolo contributo, che però diventerà significativo se sommato agli altri contributi piccoli e grandi.

Finora di fronte ai problemi emergenti (siano ambientali o sociali) si è sprecato tantissimo tempo ed energie facendo poco e male, con risultati scarsi e talvolta anche peggiorativi. Il nostro modello sociale-economico riesce spesso a generare soluzioni false, il cosiddetto green-washing, ovvero soluzioni che dovrebbero ridurre emissioni e consumi, ma che invece non lo fanno, o lo fanno in modo insignificante, o addirittura hanno effetto opposto.

Perciò è importante per ogni individuo capire i problemi, capire come agire efficacemente, senza sprecare tempo, risorse ed energie, con azioni che portino benefici a noi, alla società, ma anche all’intero ecosistema, imprescindibile per la nostra sopravvivenza.

Al motto “consapevolezza e azione” forse si potrebbe aggiungere “azione collettiva” intesa sia come partecipazione, sia come condivisione.

La partecipazione è un segno di senso civico e di democrazia, rafforza la coesione sociale, l’inclusione, contrasta la povertà e il degrado sociale.

La condivisione è un termine che troviamo anche tra i principi dell’economia circolare: lo sharing economy, ovvero la condivisione di beni e servizi (car-sharing, bike-sharing, internet, attrezzature…). È un approccio vincente e sinonimo di efficienza quando si parla ad esempio di riscaldamento (teleriscaldamento, impianti centralizzati), di energia elettrica (CER AUC).

Sgombriamo i soliti luoghi comuni:

Le nostre azioni non contano niente.FALSO! Se capisco bene come agire le mie azioni contano.
Non vogliamo rinunciare a niente, semmai avere di più.FALSO! Molto spesso, quelle che sembrano rinunce diventano vantaggi (per chi è curioso suggeriamo di cercare il paradosso di Easterlin, o paradosso della felicità).
Per fare qualcosa di significativo bisogna avere risorse.FALSO! Tutti possono fare qualcosa di significativo e vantaggioso per sè e per gli altri.

Infografica detrazioni fiscali 2023

È stato pubblicato il poster riepilogativo delle detrazioni fiscali per abitazioni, condomini ed edifici non residenziali, aggiornato al 2023, a cura di ENEA – Dipartimento Unità per l’efficienza energetica.

Per ognuna delle misure di incentivazione vengono riportate la percentuale di detrazione applicabile, il limite di spesa, la tipologia di bonus, chi può usufruirne, l’elenco degli interventi ammissibili.

Lo potete scaricare a questo link

Stop alla cessione dei crediti

Per i nuovi interventi edilizi non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. 

Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri, approvando lo scorso 16 febbraio un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali. Il decreto riguarda le spese per gli interventi in materia di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica e Superbonus 110%, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.

Con lo stesso decreto, è stato sancito anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi.

Questo significa che d’ora in poi, per gli interventi che non sono ancora stati avviati, resta solo la strada della detrazione d’imposta.

Fotovoltaico sul condominio

È possibile realizzare un impianto fotovoltaico ad uso esclusivo su parti comuni di un condomino senza richiedere autorizzazioni all’assemblea condominiale e senza pratiche edilizie. Lo stabilisce il Codice Civile, rafforzato da specifiche sentenze e da quanto previsto dal decreto 17/2022.

La possibilità di realizzare tale intervento senza pratiche edilizie è riconducibile alla semplificazione procedurale introdotta dall’art.9 del DL.17/2022.

La non necessaria autorizzazione del condominio deriva da una recente sentenza della Corte di Cassazione (sentenza 1337 del 2023) la quale in sintesi afferma che il condòmino può realizzare il proprio impianto fotovoltaico ad uso esclusivo sulle parti comuni dell’edificio senza richiedere l’autorizzazione all’assemblea dei condòmini, purché:
• non precluda l’accesso alle unità immobiliari di proprietà individuale;
• rispetti eventuali prescrizioni del regolamento di condominio (o altri atti) relative alle diverse
forme di utilizzo o alle ripartizioni dell’uso del lastrico solare e delle altre superfici comuni;
• nel caso che per l’installazione si rendessero necessarie modifiche delle parti comuni, ne dia comunicazione all’amministratore indicando il contenuto specifico e le modalità di esecuzione degli
interventi. In questo contesto l’assemblea può prescrivere adeguamenti per l’esecuzione delle opere o imporre cautele a salvaguardia della stabilità, della sicurezza o del decoro architettonico dell’edificio. L’assemblea può altresì subordinare l’esecuzione alla prestazione di idonea garanzia per i danni eventuali.

Energia dal sole con i contributi regionali

La Regione FVG sta per rendere operativo l’incentivo annunciato lo scorso novembre 2022: un contributo regionale, cumulabile con le detrazioni fiscali ordinarie dello Stato, per gli interventi di installazione di impianti fotovoltaici, solare termico e accumulatori di energia elettrica.

Il contributo è l’oggetto del disegno di legge n. 188 “incentivi per la diffusione di fonti energetiche rinnovabili”, presentato il 19 dicembre scorso, approvato il 2 febbraio 2023 dal Consiglio regionale. Sono stati pubblicati il 10 febbraio i bandi per presentare la domanda di incentivo: https://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/famiglia-casa/casa/FOGLIA23/

Chi volesse approfondire l’esame dell’iter di questa legge sono consultabili tutti i documenti (disegno di legge, relazioni, verbali ed emendamenti) sul sito del Consiglio regionale al seguente indirizzo: https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/IterLeggi/IterLeggiDettaglio.aspx?Leg=5&ID=1950

Vediamo in sintesi i punti salienti della legge.

Sono ammessi gli interventi di seguito descritti realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale situati nel territorio regionale. Nella versione aggiornata con gli ultimi emendamenti è stato abrogato il comma che escludeva gli interventi realizzati nelle nuove costruzioni e negli edifici sottoposti a ristrutturazione rilevante, che pertanto l’emendamento ammette all’incentivo.

Gli interventi ammessi all’incentivo, considerati distintamente, sono i seguenti: acquisto e installazione di impianto fotovoltaico, acquisto e installazione di impianto di accumulo di energia elettrica, acquisto e installazione di impianto solare termico.

I beneficiari sono le persone fisiche residenti nel Friuli Venezia Giulia, i condomìni, le parrocchie o gli enti ecclesiastici di altre religioni riconosciute dallo Stato, situati in regione. Possono accedere all’incentivo le persone fisiche proprietarie o titolari di diritti reali e personali di godimento.

Gli incentivi sono concessi con procedimento “a sportello”, ovvero secondo ordine cronologico di presentazione delle domande, on line attraverso il sistema “ISTANZE ON LINE” a partire dalle ore 9.00 di mercoledì 22 febbraio 2023 e fino alle ore 17.00 di martedì 15 novembre 2023. Le domande si possono presentare solo dopo la realizzazione degli interventi e per le spese sostenute a partire dal 1° novembre 2022.

Domanda. Ogni beneficiario può presentare domanda per una sola unità immobiliare. Per i condomìni la domanda è presentata dall’Amministratore del condominio. Per ciascuna parrocchia o ente religioso la domanda è presentata dal legale rappresentante, relativamente ad una sola unità immobiliare ad uso residenziale.

Per la stessa unità immobiliare è ammessa una sola domanda per ciascun tipo di intervento previsto; quindi al massimo un soggetto può chiedere tre distinti incentivi, per fotovoltaico, accumulo e solare termico, per una unità immobiliare.

Cumulabilità. Gli incentivi sono cumulabili con i bonus ordinari, col limite di non superare cumulativamente la spesa complessivamente sostenuta per l’intervento. Saranno inoltre disposte nei bandi indicazioni per gli importi massimi ammessi. Gli incentivi non sono cumulabili con il Superbonus, né con il contributo regionale per le batterie di accumulo del 2020 (LR13/2019, art. 5, c.25-27).

Contributi alle PMI per l’energia da fonti rinnovabili

La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha aperto il bando per erogare alle PMI contributi per la produzione e l’autoconsumo di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili, con un plafond a disposizione di 55 milioni di euro.

Si tratta di un incentivo già annunciato e atteso da mesi; il 6 febbraio 2023 la Regione ha pubblicato il bando per i finanziamenti a fondo perduto per incentivare l’utilizzo delle energie rinnovabili nelle imprese. Le domande si possono presentare dal 15 febbraio al 15 giugno 2023.

Tutta la documentazione e il bando sono disponibili nella specifica pagina dedicata all’interno del sito web della Regione:

https://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/economia-imprese/industria/FOGLIA17/

Qui di seguito facciamo una breve sintesi del contributo in oggetto, rimandando al bando ufficiale per l’insieme completo delle regole.

BENEFICIARI

I finanziamenti sono destinati alle PMI in regione, appartenenti ai settori del manifatturiero, commercio, servizi di alloggio e ristorazione, trasporto e magazzinaggio, attività professionali, scientifiche e tecniche, attività di noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, attività sportive, intrattenimento e divertimento e altre attività di servizi (vedere dettagli nel bando).

Sono ammesse le imprese a forte consumo energivoro, come elencate nell’allegato F del bando, ritenute particolarmente penalizzate a causa della crisi energetica; sono inoltre ammesse anche le altre imprese non incluse nell’elenco se conseguentemente al conflitto russo-ucraino hanno subito, direttamente o indirettamente, almeno uno dei seguenti effetti:

1) rincaro dei costi di energia e dei carburanti;

2) difficoltà di approvvigionamento e/o rincaro dei costi delle materie prime;

3) contrazione della domanda e/o interruzione di contratti e progetti esistenti;

4) mancata disponibilità o insostenibilità economica di altri fattori produttivi.

È richiesta un’adeguata capacità economico-finanziaria per la realizzazione del progetto (definita in allegato al bando come rapporto tra il costo da sostenere e fatturato o capitale netto dell’impresa).

PROGETTI AMMISSIBILI

Sono ammessi i progetti sia di nuovi impianti che di potenziamento di impianti esistenti, da installare esclusivamente in copertura, finalizzati alla produzione e all’autoconsumo di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili, di potenza nominale non superiore a 1000 kWp, comprendenti l’acquisto ed installazione di almeno uno dei due impianti: fotovoltaico o solare termico; contestualmente sono inoltre ammessi i seguenti sistemi strettamente connessi agli impianti precedenti: sistemi di accumulo di energia prodotta, sistemi di monitoraggio e gestione dell’energia funzionali alla riduzione dell’impronta energetica.

L’impianto ammesso avrà produzione massima ammissibile pari al fabbisogno energetico (autoconsumo) con una tolleranza al massimo del 15% in più.

Sono inoltre stabiliti dei criteri di valutazione e i progetti dovranno ottenere un punteggio minimo per l’ammissione (vedere allegato D del bando).

SPESE AMMISSIBILI

Sono ammesse le spese sostenute a decorrere dal 24 novembre 2022, fermo restando che il progetto non può essere materialmente completato prima della presentazione della domanda.

Sono ammesse le spese strettamente funzionali all’opera; sono compresi gli impianti, le relative opere edili ed impiantistiche ed oneri di sicurezza, hardware e software necessari al funzionamento dei sistemi di monitoraggio, servizi tecnici di progettazione, direzione lavori e collaudi.

Per fornitura ed installazione di accumuli, comprese le relative spese accessorie, è posto il limite di 1.000€/kWh. Per il fotovoltaico il limite è di 1.800€/kWp.

SPESE NON AMMESSE

Tra le altre, non sono ammesse spese per la mera sostituzione di impianti esistenti, per la rimozione di amianto, per lavori in economia, per fatture non integralmente pagate.

LIMITE DI SPESA, DI CONTRIBUTO, INCENTIVI %

Il limite minimo di spesa ammissibile è di 25mila euro, l’importo massimo di contributo per ciascuna impresa è di 250mila euro. L’incentivo riconosciuto alle piccole imprese è pari al 50% delle spese ammissibili sostenute; per le medie imprese tale incentivo vale il 40%.

DURATA

Il progetto dev’essere avviato non prima del 24/11/2022 e deve concludersi (fine lavori e saldo ultimo pagamento) entro 15 mesi dalla concessione del contributo (termine prorogabile al massimo per 3 mesi).

PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE E CONCESSIONE DEGLI INCENTIVI

Le imprese presentano una sola domanda che riguarderà un unico progetto (il quale potrà comprendere uno o più impianti) da realizzare in un’unica sede o unità locale. La domanda sarà presentabile esclusivamente con sistema online dedicato, che avrà un link di accesso nella pagina web già indicata.

Nella pagina web sono disponibili anche i fac-simile per la documentazione prevista da allegare alla domanda.

I termini di presentazione delle domande sono dal 15.02.2023 ore 10.00 al 15.06.2023 ore 16.00.

I contributi sono concessi entro 120 giorni dalla data di presentazione della domanda, con procedimento valutativo a sportello secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande che soddisfino i criteri di valutazione previsti dal bando (punteggio minimo 12 punti), fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Le domande non finanziate entro il 31.12.2023 sono definitivamente escluse.

OBBLIGHI E VINCOLI DEI BENEFICIARI

I beneficiari sono tenuti a realizzare gli impianti conformemente ai progetti approvati sia sotto l’aspetto tecnico, sia relativamente alle spese ammesse, comunicando nei termini precisati dal bando le eventuali necessarie variazioni che saranno valutate ed eventualmente approvate (le variazioni non determineranno in alcun caso l’aumento del contributo). Inoltre l’attività d’impresa oggetto di finanziamento non deve cessare o essere rilocalizzata al di fuori del territorio regionale per 3 anni a decorrere dal pagamento finale al beneficiario.

Il Superbonus a un bivio

Premessa

il Superbonus è nato nel 2020 come strumento, fiscale ed economico, per superare un momento di particolare difficoltà sociale ed economica in piena crisi pandemica. Nasce infatti all’interno del Decreto legge n. 34 del maggio 2020, “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”.

Questo bonus è sicuramente ricordato per l’aliquota del 110%, ovvero un incentivo addirittura superiore alla spesa sostenuta, ma si conviene che il vero volano del Superbonus è stato la possibilità generalizzata di accedere al credito anche oltre la propria capienza fiscale attraverso i meccanismi della cessione del credito e dello sconto in fattura (meccanismi estesi anche ai bonus ordinari).

Da subito il Superbonus si è rivelato per la sua eccezionalità e ha innescato non un rilancio economico, ma un vero fenomeno sociale: coinvolgendo e moltiplicando imprese di costruzioni e professionisti; inducendo una massiva (e sicuramente sottostimata) domanda da parte dei cittadini, i quali si sono esposti verso banche e imprese; portando a forti squilibri tra domanda e offerta, e dunque generando impennate speculative nei prezzi di materiali, prodotti, prestazioni, noleggi, eccetera. Infine ha generato un mercato di credito fiscale di dimensioni decisamente superiori al previsto; un mercato incontenibile, a meno di creare altri scompensi sociali ad esempio a carico di imprese o professionisti o cittadini.

Questo concatenamento di effetti per molti aspetti non era previsto e dunque ha generato una quantità di normative e prassi, anche questa di dimensioni assolutamente eccezionali: una sequenza in continua evoluzione di leggi e decreti attuativi, decreti urgenti, circolari, provvedimenti, risoluzioni e chiarimenti.

Il Superbonus oggi

Oggi il meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura è inceppato poiché si è saturata la capienza fiscale del bacino dei soggetti coinvolti (privati, imprese, istituti di credito) e non è concesso un ulteriore ampliamento del bacino stesso. Perciò oggi il Superbonus è in una situazione di stagnante, poco interessante per banche ed imprese, e sta diventando un fenomeno sociale di difficile gestione.

Il Superbonus oggi ha raggiunto dimensioni impreviste: se a giugno 2022 era stata superato un plafond stimato in circa 35 miliardi di euro, a dicembre 2022 siamo arrivati quasi a 69 miliardi. Questo incentivo per le finanze dello Stato rappresenta un grosso impegno economico, imprevisto e dilagante verso il quale si è reso urgente un intervento di contenimento.

Ma questa azione di contenimento rischia di alimentare altri fenomeni altrettanto impattanti: ci sono molti cittadini che si sono esposti economicamente oltre le proprie capacità; ci sono tantissime imprese del settore a rischio fallimento, essendo anch’esse sbilanciate con lavori, crediti fiscali e con organico in surplus; ci sono moltissimi professionisti con lavori e parcelle congelati, complessivamente per qualche miliardo di euro.

Oltre a questi elementi, che possono tradursi in un grosso problema sociale, ci sono altri soggetti economici, come banche, assicurazioni, imprese di capitale, grandi players delle forniture energetiche, per i quali il crollo (o il blocco) del Superbonus potrebbe avere implicazioni economiche altrettanto preoccupanti.

Oggi lo Stato è di fronte a un bivio: deve decidere se contrastare il Superbonus a favore delle proprie finanze o se evitare il rischio di collasso di imprese, professionisti e di cittadini. Ognuna delle due opzioni rappresenta l’effetto collaterale dell’altra.

Superbonus e decarbonizzazione

Aggiungiamo un dettaglio al ragionamento (all’immagine del bivio), evidenziando come il Superbonus sia strategico per un altro importante, urgente e improrogabile obiettivo europeo (ma di portata globale).

L’Unione Europea si è posta l’obiettivo climatico di azzerare le emissioni climalteranti entro il 2050, con un obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030 (pacchetto UE sul clima Fit for 55). Il programma è molto articolato e ovviamente comprende anche l’efficientamento degli edifici. Questi a livello europeo sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all’energia. Nel pacchetto “Pronti per il 55%” rientrano dunque azioni per l’efficientamento energetico degli edifici.

In particolare, relativamente agli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare standard minimi di prestazione energetica, nonché di stabilire la traiettoria verso la progressiva ristrutturazione del proprio parco immobiliare per renderlo a emissioni zero entro il 2050. L’orientamento prevede due tappe, la prima assume che entro il 2033 il consumo medio di energia primaria dell’intero parco immobiliare residenziale dovrà essere almeno di classe energetica D.

Con ciò è evidente che l’efficientamento energetico portato dal Superbonus non è solo un obiettivo di sostegno al lavoro e all’economia (obiettivi dichiarati originariamente dal Decreto Rilancio), ma è strategico anche per il perseguimento degli impegni presi con l’Unione Europea.

Qui si dovrebbe allargare la prospettiva della riflessione, perché efficientamento energetico e decarbonizzazione non sono solo una questione di impegni sottoscritti con l’UE o di sanzioni comunitarie, ma una questione climatica, ecologica, anche etica, di scala globale.

Clima e ambiente non hanno un prezzo, non sono misurabili, non sono più o meno convenienti rispetto a delle multe; semplicemente si devono mettere in primo piano per questione di civiltà, costi quel che costi.

Non si può ragionare in termini finanziari su questi temi. Se il costo economico è enorme, è perché siamo andati oltre il limite, e a questo punto l’onere va sostenuto a prescindere.

Quale scenario con il blocco del Superbonus?

Torniamo al bivio. Alla luce della legge di bilancio 2023 e del decreto Aiuti quater recentemente convertito in legge, lo Stato sta intervenendo con azioni restrittive sul Superbonus su due fronti: da un lato con la riduzione dell’aliquota dal 110% al 90% (con alcune deroghe ammesse solo a determinate condizioni); da un altro lato rispondendo con azioni molto poco efficaci alla richiesta di rilancio dello sconto in fattura e della cessione del credito. Questa inerzia nell’agevolare il passaggio del credito fiscale dai contribuenti alle imprese o agli istituti di credito è fortemente disincentivante per il Superbonus, con effetto negativo in generale anche sui bonus ordinari.

Come già anticipato l’arresto della circolazione dei crediti fiscali rischia di far collassare il Superbonus con effetto domino su liberi professionisti, imprese e PMI del settore delle costruzioni ed impianti. A ciò si aggiunga il mancato obiettivo di efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente, che si traduce sia in una svalutazione delle proprietà immobiliari, sia in uno spreco di energia, risorse, ma soprattutto di tempo, nella corsa improrogabile verso la decarbonizzazione.

Possibili soluzioni

A prescindere dalla riduzione dell’aliquota del Superbonus, riavvicinando questo ad una dimensione quasi ordinaria dell’incentivo, per scongiurare il crollo dei bonus si legge di diverse ipotesi ed iniziative volte ad esempio a rilanciare la circolazione dei crediti, al fine di concludere senza danni economici per i soggetti coinvolti almeno gli interventi in corsa ed in regola con CILAS ed eventuali delibere.

L’intervento di rilancio dell’acquisto dei crediti d’imposta, utile sia per il Superbonus che per i bonus ordinari, può essere un’azione dello Stato, o in alternativa delle Regioni, di grandi partecipate o di altri soggetti.

Gli enti locali potrebbero fornire supporto per sbloccare gli importi incagliati; in questo senso,  per l’acquisto dei crediti fiscali, si sono mosse la Provincia di Treviso e la Regione Sardegna.

La Regione Sardegna, tramite una propria società finanziaria regionale (SFIRS), sta effettuando un’iniezione di liquidità sul territorio a sostegno di cittadini ed imprese: sono attualmente in fase istruttoria la liquidazione di crediti di imposta per oltre 250 milioni di euro.